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Quando si tratta di difendere il Made in Italy l’Italia è sempre in prima linea. E, forse, ne abbiamo anche tutte le ragioni dal momento che non solo la dieta mediterranea è riconosciuta in tutto il mondo, ma sono i nostri prodotti e la nostra cucina a essere conosciuta all’estero come una delle migliori del mondo.

Per questo, quando si tratta di mettere in pratica le decisioni dell’Unione Europea in materia di materie prime e prodotti nazionali, la polemica è sempre dietro l’angolo. E lo è anche questa volta, pochi giorno dopo dall’entrata in vigore di un nuovo obbligo, che riguarda la dicitura riportata in etichetta di latte, formaggi e vari prodotti caseari. 

Il 20 aprile 2017 è entrata in vigore una nuova disposizione che riguarda la dicitura della materia prima utilizzata per la produzione del latte e di tutti i prodotti caseari. La norma è diventata legge tra l’indifferenza generale o tra l’impossibilità di capire a pieno, al netto del linguaggio burocratico, di che cosa si tratta veramente.

Facciamo un po’ di chiarezza e vediamo prima quali sono i principi cardine della legge attualmente in vigore sugli alimenti.

  • D’ora in poi sarà facoltativo indicare in etichetta il paese d’origine di un alimento, ad eccezione del pollame, delle uova, del miele, dell’olio di oliva e delle carni.
  • È obbligatorio introdurre in etichetta la provenienza nel caso in cui la sua omissione può indurre in errore il consumatore (per esempio nel caso in cui i colori di un’etichetta rimandino ai colori nazionali di un paese che non è l’effettivo produttore del prodotto)

Questo provvedimento, però, non riguarda né il latte né tutti i prodotti caseari della filiera del latte. In sostanza, le nuove disposizioni in merito ci dicono che d’ora in avanti:

  • L’origine del prodotto si trasforma nella dicitura “paese di mungitura” o “origine del latte”
  • Se la mungitura e la lavorazione sono state effettuate nello stesso paese basterà la dicitura “origine del latte”
  • Per indicare il luogo di mungitura sarà sufficiente scrivere in etichetta “paesi UE”

È giusto? È sbagliato? Questo non lo sappiamo. Quello che certo è che la decisione è destinata a fare discutere chi difende il Made in Italy e la qualità decisamente maggiore delle nostre materie prime rispetto a quelle di altri paesi d’Europa.

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