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La dieta mediterranea non è una dieta dimagrante in voga nei paesi che affacciano sul Mar Mediterraneo, ed anche se negli ultimi 4 o 5 anni è in un certo senso diventata di moda essa è qualcosa di diverso, è qualcosa di più: è parte della cultura di quei popoli che per secoli si sono nutriti in un certo modo, rispettando la tradizione culinaria dei luoghi in cui erano nati e nutrendosi come i loro genitori avevano insegnato loro.

Questo certamente perché parliamo di epoche in cui non c’erano gli intensi scambi culturali, commerciali e quindi anche “culinari” che ci sono oggi, e non vi era dunque la stessa possibilità che un modo di alimentarsi venisse stravolto dall’oggi al domani.

Dagli anni ’60 ad oggi abbiamo invece assistito a fenomeni di profonda contaminazione culturale, che, soprattutto negli ultimi 20 anni, hanno portato inevitabilmente a modificare anche le nostre abitudini alimentari. Il bello e il brutto della globalizzazione, potremmo dire.

Sta di fatto che però da alcuni anni nutrizionisti e medici in genere tendono a criticare la perdita di un certo stile alimentare, che è invece valorizzato anche da esperti di paesi non appartenenti all’area mediterranea.

Che cos’è la dieta mediterranea

La dieta mediterranea è uno dei modelli nutrizionali più famosi al mondo, patrimonio dell’umanità e a detta di molti studiosi ed esperti la migliore delle condotte alimentari. Perché il modo in cui si mangiava in Italia, in Grecia, in Spagna fino a 40, 50 anni fa era così speciale? La sua caratteristica principale è quella di essere equilibrata, di non creare cioè scompensi di alcun genere.

Immaginando l’alimentazione come una piramide, potremmo sintetizzare in cosa consiste la dieta mediterranea. Al livello base, quello più ampio, vi sono i carboidrati (pasta, pane, cereali, riso, patate, polenta, ecc) che costituiscono la percentuale maggiore dell’apporto calorico giornaliero.

Poi salendo troviamo frutta, legumi e verdura; poi olio d’oliva, latte e latticini; poi in quest’ordine pesce, carni bianche e uova, ed infine carni rosse e dolci, che stando in cima alla piramide rappresentano un consumo più che altro occasionale.

Il beneficio di questo modello è fondamentalmente quello di abbassare il consumo di grassi di origine animale, privilegiando quindi il consumo elevato di legumi, olio extravergine d’oliva e cereali ed abbassando di conseguenza il consumo di carni rosse ricche di grassi saturi, nocivi per la nostra salute e responsabili dell’innalzamento del colesterolo.

Alcuni studiosi e nutrizionisti hanno dichiarato che a causa dell’eccessivo consumo di carboidrati la dieta mediterranea fa ingrassare. Tuttavia è sempre prevalsa la tesi secondo cui il consumo di carboidrati è fondamentale ed essenziale per l’apporto di nutrienti preziosi, purché nelle giuste quantità.

Dieta mediterranea: proteine e Omega3

Nella dieta mediterranea i carboidrati sono assunti prevalentemente da pane e pasta ed in quantità minore da cereali e legumi.

La famosa piramide alimentare suggerisce di consumare tali alimenti quotidianamente. Schematicamente, l’apporto proteico invece è diviso tra proteine di origine animale (pesce, carni bianche, uova e latte/latticini) e proteine di origine vegetale (cereali e legumi) dai quali si ricavano anche altri preziosi nutrienti tra i quali vitamine del gruppo B, ferro e iodio.

I lipidi provengono invece dal consumo di olio extravergine d’oliva, dal quale proviene anche l’apporto di acidi grassi essenziali e di acido oleico.

L’apporto più cospicuo di grassi essenziali come l’Omega3 è garantito però dal consumo di pesce azzurro, che un tempo, specie tra le comunità costiere in cui le carni erano un lusso da potersi concedere raramente, veniva consumato anche tutti i giorni della settimana.

Oggi, che il prezzo del pesce ha superato un po’ ovunque quello della carne, ci si deve accontentare, e andrebbe bene consumare il pesce anche solo 3 o 4 volte a settimana.

Ricordiamo che l’Omega3 è fondamentale per salvaguardare l’apparato cardiocircolatorio e mantenere bassi i livelli di colesterolo, e in questo, senza saperlo, alcuni un tempo riuscivano meglio di adesso.

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