Negli anni ’70 i ricercatori scoprirono che gli acidi grassi polinsaturi Omega3 e Omega6 venivano convertiti dall’organismo in composti detti eicosanoidi (cui appartengono trombossani, prostacicline e leucotrieni).
Gli eicosanoidi sono coinvolti nel controllo di una vasta gamma di funzioni dell’organismo, e principalmente per quanto riguarda le infiammazioni e la trasmissione degli stimoli al sistema nervoso centrale.
Esiste tuttavia una netta differenza tra gli eicosanoidi che derivano dagli Omega3 e quelli che derivano dagli Omega6. Mentre infatti i primi sono pro-infiammatori, i secondi svolgono un’azione considerata anti-infiammatoria.
L’intensità dell’azione dipende dalle quantità di eicosanoidi prodotti, che a sua volta deriva da quanti Omega3 ed Omega6 si introducono con l’alimentazione. Una volta prodotti, questi composti vengono metabolizzati velocemente dall’organismo, in un tempo che va da qualche secondo a qualche minuto. Quando però la velocità di produzione eccede quella di smaltimento, gli eicosanoidi in eccesso possono dare effetti negativi.
Rappoerto tra eicosanoidi e infiammazioni
Se con l’alimentazione si introducono nell’organismo sia Omega3 che Omega6, essi entrano in competizione per essere trasformati in eicosanoidi. Questa ‘rivalità’ fra i due acidi grassi è diventata particolarmente importante quando si è scoperto che i trombossani (eicosanoidi) sono responsabili sia dell’aggregazione delle piastrine che in caso di emorragia salva la vita, sia della formazione di trombi che possono invece causare la morte.
Altri eicosanoidi, i leucotrieni, sono invece coinvolti nella risposta immunitaria e infiammatoria, pertanto sono di fondamentale importanza quando si parla di malattie come artrite, asma, lupus ed infezioni.
Alla luce di questi fatti, e considerati i meccanismi di competizione, l’unico modo per evitare un eccesso di eicosanoidi ‘cattivi’ derivanti da Omega6 è aumentare, in proporzione, le quantità di Omega3 consumate.
La cura delle malattie infiammatorie con gli omega 3
Le ultime ricerche suggeriscono che gli Omega3 possono essere utilizzati con successo per la cura di alcune malattie infiammatorie, come ad esempio l’artrite reumatoide.
Uno studio pubblicato nel 2009 sul Current Pharmaceutical Design, che tra l’altro ha coinvolto dei ricercatori italiani, ha dimostrato come nei pazienti che soffrono di artrite reumatoide cui vengono somministrati Omega3 da fonti alimentari (es. pesce) diminuisce la percezione del dolore rispetto ad altri pazienti trattati con i tradizionali farmaci anti-infiammatori non steroidei.